Vi presento Paolo
“Paolo, 9 anni, quarta elementare, ha da poco ricevuto una diagnosi di Disturbo specifico dell’apprendimento. Legge con fatica, è molto lento; la comprensione del testo è scarsa. Non riesce a fare semplici calcoli a mente e quando scrive compie molti errori, scambia spesso la “b” con la “d”, inoltre non sa mettere le doppie. Paolo è un bambino fortunato poichè la sua famiglia lo porta due volte alla settimana a fare logopedia: la sua logopedista è molto simpatica. Inoltre, Paolo ha iniziato anche un percorso di tutoraggio: la tutor gli insegna a studiare meglio e a preparare le mappe concettuali. La logopedista e la tutor si sentono spesso, cercando di portare avanti obiettivi comuni. Ad esempio, la tutor non farebbe mai leggere un testo molto lungo a Paolo perchè sa che con la logopedista hanno iniziato da poco a lavorare sulla velocità di lettura e, quindi, il bambino fa ancora fatica quando legge. Viceversa, la logopedista non consiglierebbe mai alla mamma di pressare Paolo chiedendogli di realizzare da solo delle mappe concettuali, perchè sa che la tutor sta ancora insegnando al bambino a costruire delle mappe personalizzate e, per ora, utilizzano quelle presenti sul libro di testo, quando Paolo deve preparare un’esposizione orale. Le maestre di Paolo sono molto attente ai bisogni del bambino e rispettano i suoi tempi. Inoltre, sono in contatto sia con la logopedista che con la tutor: si scambiano spesso delle email e, per le comunicazioni più urgenti, sanno che possono contattare tranquillamente le professioniste telefonicamente. A loro volta, le insegnanti hanno dato la loro reperibità telefonica alla tutor e alla logopedista, nel caso fosse necessario comunicare loro qualcosa di urgente. Paolo termina la quarta elementare e può vantare numerosi successi: infatti, legge più fluentemente e riesce a comprendere meglio il testo. Ha imparato a fare numerosi calcoli a mente, abilità che lo rende più bravo anche nei calcoli più complessi; inoltre, compie meno errori quando scrive, tanto che è sempre più raro che confonda la “b” con la “d” e gli errori di doppie sono meno frequenti… Ma soprattutto, Paolo è un bambino sereno e orgoglioso di sè. Anche i suoi genitori sono più tranquilli e sanno che il loro è un bambino proprio in gamba.”
Perchè Paolo, ad oggi, è un bambino sereno?
E’ difficile dare una sola risposta a questa domanda: probabilmente, sono entrate in gioco diverse variabili. Proviamo ad ipotizzarne qualcuna: intanto i genitori di Paolo si sono prontamente attivati cercando una logopedista ed una tutor che potessero aiutare il bambino a lavorare sulle abilità che erano risultate carenti. Le due professioniste sono riuscite a condurre un buon lavoro con Paolo ed inoltre le sue maestre lo hanno stimolato all’apprendimento, rispettando i suoi tempi.
Probabilmente, però, c’è un ulteriore fattore che ha permesso a Paolo di diventare il bambino che è oggi: la logopedista, la tutor e le maestre hanno fatto un “lavoro di squadra”, comunicando periodicamente tra di loro e perseguendo obiettivi comuni. Questa cooperazione ha fatto la differenza.
Proviamo a rileggere la storia di Paolo in un altro modo
“Paolo, 9 anni, quarta elementare, ha da poco ricevuto una diagnosi di Disturbo specifico dell’apprendimento. Legge con fatica, è molto lento; la comprensione del testo è scarsa. Non riesce a fare semplici calcoli a mente e quando scrive compie molti errori, scambia spesso la “b” con la “d”, inolte non sa mettere le doppie. Paolo è un bambino fortunato poichè la sua famiglia lo porta due volte alla settimana a fare logopedia: la sua logopedista è molto simpatica. Inoltre, Paolo ha iniziato anche un percorso di tutoraggio: la tutor gli insegna a studiare meglio e a preparare le mappe concettuali. La logopedista e la tutor NON si sentono spesso, OGNUNA DI LORO SVOLGE MOLTO BENE IL PROPRIO LAVORO CON IL BAMBINO, MA PENSANO CHE NON SIA POI COSI’ IMPORTANTE AGGIORNARSI A VICENDA CIRCA I PROGRESSI DI PAOLO. QUINDI, la tutor CHIEDE SPESSO A PAOLO DI leggere un testo, ANCHE SE molto lungo perchè NON sa che con la logopedista hanno appena iniziato a lavorare sulla velocità di lettura e, quindi, il bambino fa ancora fatica quando legge. PAOLO SI SENTE MOLTO FRUSTRATO QUANDO LA TUTOR GLI CHIEDE DI LEGGERE TESTI COSI’ LUNGHI, MA NON HA IL CORAGGIO DI DIRGLIELO. SI VERGOGNA MOLTO E PENSA DI ESSERE UNO STUPIDO. GIORNO DOPO GIORNO, INIZIA AD ODIARE LA LETTURA E GLI VIENE IL MAL DI PANCIA AL SOLO PENSIERO DI DOVER LEGGERE. ANCORA, la logopedista CONSIGLIA SPESSO alla mamma di Paolo di spronare il bambino a realizzare da solo delle mappe concettuali, perchè NON sa che la tutor ha da poco iniziato ad insegnare al bambino a costruire delle mappe personalizzate e, per ora, quando devono preparare una materia orale, ancora utilizzano quelle presenti sul libro di testo. QUINDI LA LOGOPEDISTA E’ CONVINTA CHE PAOLO SAPPIA FARE LE MAPPE CONCETTUALI DA SOLO. LA MAMMA E’ MOLTO PREOCCUPATA PERCHE’ PENSA CHE SE LA LOGOPEDISTA LE CONSIGLIA SPESSO DI SPRONARE PAOLO A REALIZZARE DELLE MAPPE IN AUTONOMIA, ALLORA NON E’ MOLTO RASSICURANTE IL FATTO CHE IL BAMBINO ANCORA NON SAPPIA FARLE. ALLORA FORSE PAOLO E’ TALMENTE INDIETRO CHE NON RECUPERERA’ MAI LE SUE LACUNE E NON SARA’ MAI UGUALE AI SUOI COMPAGNI. Le maestre di Paolo sono molto attente ai bisogni del bambino e rispettano i suoi tempi. MA, NON sono in contatto NE’ con la logopedista NE’ con la tutor PERCHE’ PENSANO CHE OGNUNO DA’ IL SUO “CONTRIBUTO” IN MODO INDIPENDENTE DAGLI ALTRI E SICURAMENTE LE DUE PROFESSIONISTE STANNO PORTANDO AVANTI UN OTTIMO LAVORO CON PAOLO, QUINDI LO SCAMBIO DI IMPRESSIONI SUL BAMBINO E LA CONDIVISIONE DI OBIETTIVI COMUNI NON E’ COSI’ IMPORTANTE, TANTO IL BAMBINO FARA’ COMUNQUE PROGRESSI. PROBABILMENTE NON CI SARANNO URGENZE DA GESTIRE, QUINDI NON E’ FONDAMENTALE SENTIRSI PERIODICAMENTE. Paolo termina la quarta elementare in modo POCO SERENO: E’ VERO CHE legge più fluentemente, CHE riesce a comprendere meglio il testo E CHE HA imparato a fare numerosi calcoli a mente, abilità che lo rende più bravo anche nei calcoli più complessi; inoltre, E’ VERO CHE compie meno errori quando scrive, tanto che è sempre più raro che confonda la “b” con la “d” e gli errori di doppie sono meno frequenti….”, MA PAOLO NON E’ SERENO! PERCHE’ SI SENTE UNO STUPIDO, SA DI NON AVER IMPARATO A FARE LE MAPPE CONCETTUALI DA SOLO E CHE FORSE GLI ALTRI SI ASPETTAVANO CHE IMPARASSE A FARLO. ODIA LA LETTURA E LE MAESTRE CONTINUANO AD ASSEGNARGLI MOLTI COMPITI DA FARE A CASA PERCHE’ PENSANO CHE POSSA FARLI TRANQUILLAMENTE, MA NON SANNO CHE LA LOGOPEDIA E IL TUTORAGGIO GLI OCCUPANO MOLTO TEMPO E CHE QUANDO RIENTRA A CASA E’ STANCO”.
Cosa dire rispetto a quest’ultima versione?
Le professioniste che hanno in carico il bambino e le maestre lavorano bene, ma non comunicano tra di loro. Ognuno pensa che sia sufficiente lavorare bene con il bambino, probabilmente pensano che non sia utile il confronto. Le maestre sanno che il bambino è molto seguito, tanto che i genitori portano Paolo dalla logopedista e dalla tutor che si occupano di potenziare gli apprendimenti e aiutano il bambino con il metodo di studio. La logopedista è tranquilla perchè sa che la tutor insegna a Paolo a studiare meglio e con meno fatica, ma non sa su cosa stanno lavorando nello specifico. La tutor sa che la logopedista sta perseguendo degli obiettivi con il bambino, ma non sa di preciso quali.
Paolo si sente frustrato perchè riceve delle richieste per lui poco congrue e difficili da espletare; la mamma è preoccupata perchè pensa che forse il suo bambino può fare di più, ma non è ancora “a buon punto”.
Le differenze tra le due versioni sono molte e rendono diverso il finale: probabilmente Paolo raggiungerà gli stessi obiettivi alla fine dell’anno, per alcuni versi, ma gli aspetti che rendono le due storie così diverse sono soprattutto di ordine emotivo e psicologico: infatti, nella seconda versione, l’umore di Paolo peggiora, così come la sua autostima ed il suo senso di autoefficacia. Anche i genitori si mostrano più preoccupati e scoraggiati.
Ogni volta che prendiamo in carico un bambino, pensiamo a Paolo, al lieto fine della prima versione descritta e cerchiamo di ricordare che, molto spesso, il “lavoro di squadra” si rivela una modalità vincente.